SE L'ILLEGALITA' E' INVADENTE, LA LEGALITA' E' INVITANTE

Spero che ormai possiamo ritenerci al di fuori del luogo comune per cui le mafie sono un prodotto esclusivamente del Mezzogiorno che riguardano persone con la coppola o che si inseriscono in un contesto quasi esclusivi di controllo militare del territorio per cui l'equazione mafiosa si misuri con il numero di omicidi. Questi luoghi comuni o correnti di opinione circolanti al Nord hanno contribuito e non poco alla diffusione delle mafie o, quanto meno, hanno impedito una reale comprensione di quanto stesse accadendo nella realtà.

Scopo principe delle mentalità mafiosa è quello di accumulare denaro e potere ed essendo la mafia un fenomeno sociale è stato anch'esso oggetto di trasformazioni e mutazioni nel tempo. È inevitabile che si sia passato da un “rumore delle coppole ad un silenzio dei colletti”, molto più insidioso e non direttamente visibile. Nando dalla Chiesa, figlio di Carlo Alberto ha detto che le mafie tendenzialmente non fanno più vittime, ma creano clienti. Grazie alla globalizzazione abbiamo iniziato a parlare di “Mafia Export” (titolo dell'ultimo libro di Francesco Forgione ex presidente della commissione parlamentare antimafia) perché come girano i capitali in un mondo globalizzato, girano anche le mafie in cerca di essi e le organizzazioni mafiose hanno dimostrato un eccezionale dinamismo. Esse sono riuscite a penetrare, e stanno progressivamente occupando, un territorio che non è più possibile definire con i parametri di territorio fisico e materiale. Il nuovo territorio è costituito da tutti quei luoghi dove si accumula e circola denaro; da quei luoghi dove i soldi frutto di traffico di droga, di armi, di sigarette o di altre attività illegali come l'estorsione, l'usura, le truffe, le bische clandestine e innumerevoli altre attività si trasformano come d'incanto in capitale pulito conferendo a chi li possiede rispettabilità, prestigio, potere.

Fatta questa premessa possiamo quindi immaginare anche senza avere dati alla mano, come in un territorio quale l'Emilia-Romagna, possa essere presente il fenomeno mafioso. In una terra con un enorme giro di soldi dovuti al turismo e con la vicinanza di San Marino, ritenuto da alcuni come la “cassaforte del riciclaggio” (Economia Criminale di Roberto Galullo), non possiamo sottovalutare il problema. Non parlare della mafia in questa zona è da ricondursi sicuramente al fatto di non voler macchiare il buon nome della Regione e l'immagine che essa proietta nel resto del Paese, soprattutto per la situazione di essere riviera e di attirare ogni anno numerosi turisti. Ma a mio avviso chi la pensa in questo modo, lavora in realtà per distruggere la città o la provincia o la regione in modo irreversibile e definitivo, perché nascondere quello che c'è significa non voler risolvere.


Le maggiori attività in cui investono le mafie nel nostro territorio sono sicuramente la droga, le estorsioni, l'usura, la prostituzione, le bische clandestine e il riciclaggio di denaro.

Le bische clandestine in Romagna sono in mano della 'ndrangheta già dagli anni '80 e sicuramente lo sono tutt'ora. A riguardo, l'unico momento in cui emerse qualcosa nell'opinione pubblica, fu quando ci fu la sparatoria nel febbraio del 2005 in Viale Ceccarini nei confronti di un affiliato 'ndranghetista, Lentini, che gestiva le bische clandestine nel Ravennate e nel Riminese.

Sicuramente altra attività molto redditizia per le mafie è il controllo del traffico di droga e il riciclaggio di questo denaro e di altro denaro proveniente da altre attività illecite come l'usura, l'estorsione, ecc. all'interno dell'economia pulita o attraverso il lavaggio in stati come San Marino.

Scrive Enzo Ciconte nel libro Mafia, Camorra e 'Ndrangheta in Emilia-Romagna, riportando un’indagine statistica che “dal ’95 al ’98 nella provincia di Rimini ci furono 815 cambi di gestione alberghiera su 2872 alberghi totali, alcuni di questi operati da numerosi imprenditori di cui si è accertata l’appartenenza o la concussione mafiosa o camorristica”; negli stessi anni la prefettura di Bologna indicava Rimini come una zona a rischio “per ciò che riguarda i tentativi di infiltrazione da parte di organizzazioni criminali attraverso l’acquisto di strutture alberghiere a scopo di riciclaggio”, acquisti che secondo testimonianze autorevoli sono avvenuti con pagamenti in contanti e molto rapidamente, “trasferimenti anomali” a dispetto dell’usanza classica in tre rate, la prima a inizio stagione, l’ultima alla fine. Quindi alberghi, appalti mafiosi di imprese di pulizie della camorra, ma anche discoteche pagate con cifre astronomiche, ristoranti e negozi perennemente vuoti. Secondo l'agenzia dei beni confiscati alle mafie, a dicembre 2009, l'Emilia-Romagna annovera 81 beni immobili e 23 aziende confiscate. A questi è poi necessario aggiungere i beni sequestrati e non ancora adibiti a confisca.

Rimini fa gola alla criminalità in quanto il divertimentificio è utile allo spaccio; in più la vicinaza con San Marino è utile affinché i soldi vengano portati lì e ripuliti.


Le organizzazioni mafiose operanti in Emilia Romagna hanno rapporti con le famiglie di origine, ma nel contempo tessono relazioni con altre organizzazioni operanti nel Centro e nel Nord e producendo un interscambio molto fitto, basato su comuni interessi economici. Si creano rapporti tra i mafiosi e le persone gravitanti nel mondo economico e finanziario emiliano romagnolo. Questi sono definiti uomini-cerniera e svolgono un ruolo di enorme importanza in quanto mettono in contatto due mondi, il mondo mafioso e quello economico e finanziario locale. Possiamo dire anche di più. A Rimini esistono locali di ‘Ndrangheta, cioè cellule della casa madre calabrese, che si riproducono in modo totalmente simile a quanto avviene in Calabria. Hanno un solo compito: fare soldi e riciclarli e parlano in dialetto riminese perché sono nati qui!”(Corriere di Rimini)


Ma in Romagna non esistono solo le mafie italiane. A fine 2009, nella relazione sulla penetrazione delle mafie in Emilia-Romagna si evince che: “Le organizzazioni criminali italiane che si sono da tempo insediate nella Regione sono soprattutto la camorra e la 'ndrangheta, ma nuove realtà criminali– scrive Schiacchitano, sostituto procuratore nazionale antimafia – oramai segnalano una presenza sempre più attiva e pericolosa: si tratta di gruppi organizzati stranieri sia extracomunitari che comunitari che si muovono soprattutto nel traffico e nello spaccio di stupefacenti.”I gruppi criminali maggiormente presenti sono albanesi, slavi, cinesi, magrabini e nigeriani in quanto l'Emilia-Romagna è un mercato molto florido sia per lo smercio della droga che per lo sfruttamento della prostituzione. A questi si aggiunge anche la mafia russia che nel 2002 è emersa davanti all'opinione pubblica con il caso “Russiagate”, dove venivano riciclati miliardi di provenienza illecita proprio in Emilia-Romagna. Il Resto del Carlino in un'inchiesta pubblicata il 16 marzo 2007 titolò: “Lo sbarco dei capitali – Le lunghe mani dell'Est sulla nostra Riviera – Crescono i russi soprattutto a Rimini: cento nuovi imprenditori nell'ultimo anno”. A questo riguardo, nello stesso anno, in un'intervista rilasciata dallo studioso Enzo Ciconte sul colore e l'odore dei soldi provenienti dall'Est Europa viene sottolineato che: “Accanto a tanti impreditori onesti e capaci ci sono personaggi che riciclano denaro e investono in attività lecite somme guadagnate in modo illecito e la criminalità russa si occupa proprio di questo.”(Roberto Galullo, Economia Criminale)


Finito questo veloce cappello introduttivo che sicuramente non si pone l'obiettivo di essere esaustivo ma piuttosto di stimolo, possiamo quindi iniziare a pensare che il fenomeno mafioso è sicuramente presente in una realtà come può essere quella emiliano-romangola.

D'altro canto possiamo anche dire di non sentirci esclusi o fuori da questo tipo di mentalità perché, a mio avviso, un fenomeno come quello della mafia si espande se trova accanto ad esso un terreno fertile che coincide con le varie mentalità delle persone [In una classifica del sole 24 ore svolto sulle province italiane in base ai redditi dichiarati, su 120 città, Rimini è posta al 95° posto con un reddito medio dichiarato di 17.500 € l'anno. (Exit Files, Il Paradiso in Casa)]. Il magistrato Antonio Ingroia ha fatto questa considerazione: “la mafia è meno forte di una volta, ma la società è più mafiosa di una volta.”E io ritengo, quindi, che ognuno di noi nel suo piccolo può sicuramente fare qualcosa per contrastare questo fenomeno, partendo sicuramente dall'esempio delle proprie azioni. Io sento molto vicino a me l'idea che i grandi cambiamenti partono sempre dalle piccole cose e sicuramente vedo nell'associazionismo, nell'informazione e nell'educazione una delle armi principali per poter essere il più possibile incisivi nella realtà che ci circonda.


Documenti usati:

- Enzo Ciconte, Mafia, Camorra e 'Ndrangheta in Emilia-Romagna, Estemporanea Panozzo, 1998

- Roberto Galullo, Economia Criminale, Il Sole 24 Ore, 2010

- Exit Files, Il Paradiso in Casa(http://www.la7.tv/richplayer/?assetid=50180461)

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